Dopo la partecipazione a HESE - Hydrogen Energy Summit&Expo 2022, incontriamo RINA, punto di riferimento a livello mondiale nell’offerta di servizi ai settori Energia, Marine, Certificazione, Real Estate e Infrastrutture, Mobilità e Industry.
Intervista ad Andrea Bombardi, Carbon Reduction Excellence Executive Vice President di RINA.
Economia dell’idrogeno: cosa sta accadendo nel mondo, in Europa e, in generale, come si sta sviluppando la filiera?
“L’ingresso dell’idrogeno nel mercato dell’energia può cambiare notevolmente gli scenari. I paesi che avranno una sovraproduzione di rinnovabili potranno, con dei costi dell’energia elettrica molto più bassi, produrre idrogeno o ammoniaca rendendo così esportabile il surplus energetico da rinnovabili. Penso a tutti i paesi che hanno risorse come vento e sole, ad esempio Cile, Australia, Sudafrica, il Medio Oriente e tutto il nord Africa dove la sovraproduzione di energia elettrica da fonti green - rispetto ai consumi interni - dovrà trovare uno sbocco sul mercato.
L’orografia del territorio europeo non consente una produzione rinnovabile spinta come nei paesi che si trovano a una latitudine diversa, che favorisce naturalmente la presenza, l’intensità e la costanza di sole e vento. L’Europa, al di là di dotarsi di produzioni di idrogeno a livello locale (ad esempio le Hydrogen Valley) si deve preparare a essere un hub di importazione dell’idrogeno per raggiungere gli obiettivi ambiziosi di decarbonizzazione che si è posta. Alcuni paesi sono già attivi in questo senso: il Giappone importa già idrogeno dall’Australia”.
Qual è il ruolo dell’Italia all’interno dell’ecosistema del Mediterraneo?
“L’Italia ha una posizione geografica invidiabile, siamo un ponte verso il centro e il nord Europa. Abbiamo perso, negli scorsi anni, l’opportunità di essere l’hub europeo del gas; non dobbiamo perde questa nuova opportunità che ci viene data con l’idrogeno. Possiamo sfruttare le relazioni che, come paese, abbiamo costruito nel tempo con il nord Africa e il medio-oriente; questo ci dovrebbe consentire di diventare un domani non solo utilizzatori di idrogeno ma anche esportatori verso Paesi che hanno un minore accesso.
L’Italia ha già infrastrutture di ricezione che possono essere riconvertite e riutilizzate per l’idrogeno. Il Paese, inoltre, può giocare un ruolo strategico anche grazie a quelli che sono i fondi che l’Unione europea ha messo a disposizione e che sono in larga parte destinati all’Italia. Dobbiamo sfruttare il privilegio che l’Europa ci ha riconosciuto.
Il primo passo è creare una filiera che non ci permetta solo di essere più indipendenti energeticamente ma anche di esserlo dal punto di vista delle tecnologie; molti fondi sono destinati alla realizzazione di: elettrolizzatori, celle a combustibile, motori a combustione interna che lavorano con l’idrogeno e anche tecnologie per il riutilizzo della CO2 catturata.
Ricordiamo che per lanciare la filiera dell’idrogeno si può pensare all’inizio anche di produrre dell’idrogeno chiamato “low-carbon” catturando la CO2.
In attesa degli accordi internazionali per importare idrogeno e dello sviluppo delle infrastrutture, dobbiamo convincere gli utilizzatori della possibilità di sostituire il gas naturale con l’idrogeno in alcuni casi e, quindi, far sperimentare loro sul campo quello che significa utilizzare l’idrogeno nei loro processi”.
Quali sono i settori più promettenti per l’adozione dell’idrogeno? I progetti di RINA?
“Il posizionamento di RINA è legato alla copertura completa del settore visto che facciamo certificazione, ispezioni, test di laboratorio e consulenza ingegneristica. Abbiamo la fortuna di lavorare in ogni ambito del comparto: dalla produzione al trasporto e allo stoccaggio, fino agli utilizzi finali. Siamo un abilitatore per la filiera dell’idrogeno.
I fattori chiavi che ci portano a essere legati all’idrogeno sono diversi. Conosciamo i mercati in cui l’idrogeno potrà essere usato domani, ad esempio lavoriamo molto nel settore ferroviario: siamo coinvolti nel progetto H2iseO.
Sempre parlando di mobilità, l’idrogeno può avere un ruolo anche nel corto raggio dei collegamenti marittimi (pensiamo ai traghetti che collegano le isole minori) dove il suo impiego può essere accostato a una proposta di turismo ecosostenibile.
Non va poi dimenticato il mondo dell’Hard to Abate – della siderurgia, della ceramica e non solo – che oggi utilizza il gas come elemento di processo e domani potrà scegliere l’idrogeno come combustibile per decarbonizzare la filiera. RINA, a tal proposito, supporta le imprese nell’individuare le soluzioni migliori.
Nella siderurgia possiamo citare due casi. Con Gruppo Giva e Snam abbiamo collaborato per realizzare, per la prima volta al modo, un forgiato con il 30% di idrogeno in miscela con il gas naturale. In questo caso RINA ha curato le analisi ingegneristiche e le prove di laboratorio. Se questa tecnologia fosse abitualmente impiegata durante tutto l’anno, le emissioni di CO2 diminuirebbero di un livello equiparabile a quelle prodotte da 7.500 automobili.
Un altro progetto in cui siamo coinvolti è HYDRA che mira alla decarbonizzazione dell’industria siderurgica per ottenere un acciaio più sostenibile.
Nel settore marittimo stiamo lavorando al progetto ZEUS (Zero Emission Ultimate Ship), un’imbarcazione all’avanguardia dotata di un impianto di generazione di potenza che comprende anche le celle a combustibile”.
HESE - Hydrogen Energy Summit&Expo, la prima e principale iniziativa italiana dedicata alle nuove tecnologie per la produzione, il trasporto e lo stoccaggio dell’idrogeno, vi dà appuntamento al 2023, dall’11 al 13 ottobre.