A livello internazionale, nell'ambito dello sviluppo della filiera dell'idrogeno, diversi paesi hanno avviato progetti per la promozione del settore. Oggi l’idrogeno è infatti al centro degli investimenti delle industrie che operano nell’ambito energetico, in quanto in grado di accelerare il processo di decarbonizzazione e quindi di contribuire a un modello di sviluppo ecosostenibile.
Tra questi paesi figurano in primo luogo Australia e Giappone, che stanno lavorando insieme a un nuovo progetto relativo alla produzione di idrogeno tramite la lignite, entrambi i paesi sono molto interessati a questa fonte energetica; Canberra, grazie al suo enorme potenziale nell'ambito delle fonti rinnovabili e alla sua collocazione geografica, appare il partner perfetto per centrare l’obiettivo. Il progetto prevede di utilizzare parte dei 5 miliardi di tonnellate di lignite prodotte nella Latrobe Valley, situata nello stato di Victoria in Australia, per produrre idrogeno da liquefare e spedire in Giappone; la partnership tra i due paesi risale al mese di dicembre, quando è stato lanciato il primo vettore di idrogeno al mondo, dall'Australia orientale a Kobe, città dove è stata installata una centrale elettrica a turbina a gas alimentata a idrogeno, prossima all’inaugurazione.
L’Italia dal canto suo ha adottato una strategia a lungo termine che mira a investire sull'idrogeno 10 miliardi di euro tra il 2020 e il 2030; gli obiettivi prevedono una penetrazione sui consumi nazionali di energia del 2% entro il prossimo decennio, con una prospettiva del 20% al 2050 e 5 gigawatt di elettrolizzatori installati al 2030. Gli investimenti riguarderanno la produzione di idrogeno per 5-7 miliardi di euro, investimenti in strutture di distribuzione e consumo dell’idrogeno (treni e camion a idrogeno, stazioni di rifornimento, ecc.), investimenti in Ricerca e Sviluppo, e alcuni investimenti nelle infrastrutture (come reti di gas) per integrare correttamente la produzione di idrogeno con gli impieghi finali. Altri progetti, non meno rilevanti, sono quelli che mirano entro il 2023, alla costruzione della prima linea ferroviaria italiana con treni a idrogeno alla decarbonizzazione dell'acciaieria di Tenaris a Dalmine, attraverso l'introduzione dell'idrogeno verde in alcuni processi produttivi (accordo tra Tenaris, Edison e Snam).
Nei Paesi Bassi spiccano invece due progetti: l’ “H-Vision Rotterdam”, progetto relativo all’idrogeno blu, finalizzato a espandere la produzione e l'applicazione su larga scala di questa fonte energetica, nell'area industriale di Rotterdam. L'obiettivo è sostituire il gas naturale e il carbone con l'idrogeno blu, e si sta inoltre studiando come utilizzare i gas residui dell'industria chimica e della raffinazione, per migliorare ulteriormente la sostenibilità dei processi; e il progetto NortH2, sviluppato nel porto di Eemshaven, che utilizzerà i venti del Mare del Nord per produrre idrogeno per la logistica portuale e le industrie vicine, installando inizialmente un complesso eolico offshore di circa 4GW entro il 2030, al quale sarà affiancato un impianto di elettrolisi che sarà funzionante entro il 2027.
Il governo tedesco ha approvato una strategia nazionale per l'idrogeno che prevede investimenti per 9 miliardi di euro. La Germania prevede di portare la capacità di elettrolisi a 5 GW entro il 2030, e a 10 GW entro il 2040.
La Francia ha deciso invece di investire nel settore dell'idrogeno (green) 7,2 miliardi di euro, e si è fissata l'obiettivo di costruire elettrolizzatori per una capacità produttiva complessiva di 6,5 GW, diffondendo il vettore nel settore industriale e in quello dei trasporti. Tra i vari progetti a riguardo, spicca l’impianto fotovoltaico da 100 MW con annesso elettrolizzatore da 40 MW, proposto da Engie e Total, che puntano a costruire l’impianto per la produzione dell’idrogeno più grande del paese, nell’ambito del progetto Masshylia, il cui avvio è previsto per il 2024 e sarà in grado di generare, nella prima fase di attività, 5 tonnellate di idrogeno verde al giorno. Quantità che grazie a un eventuale potenziamento degli impianti fotovoltaici, da valutare in un secondo momento, potrà essere elevata fino a 15 tonnellate giornaliere. L’idrogeno verde così prodotto verrà impiegato nel ciclo industriale di una bioraffineria di Total, consentendo di evitare l’emissione in atmosfera di 15.000 tonnellate di CO2 all’anno.
Anche l’Arabia Saudita ha deciso di indirizzare le sue politiche energetiche verso l’idrogeno, con un investimento di 5 miliardi di dollari, in un progetto che prevede la costruzione di un grande impianto per la produzione di idrogeno “verde” all’interno del paese; il progetto è nato dalla collaborazione della statunitense Air Products & Chemicals, della società saudita ACMA Powers e di Neom. L’impianto sarà alimentato da 4 gigawatt di energia solare ed eolica, che genereranno l’energia elettrica necessaria a produrre 650 tonnellate di idrogeno al giorno (l’equivalente di 15mila barili di petrolio). Una quantità che, secondo Air Products, permetterà di alimentare circa 20mila autobus a idrogeno.
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Fonti: MISE | Hydrogen Europe | Fuel cells and hydrogen joint undertaking
Autore: WEC Italia