Governi e imprese energetiche continuano a cercare strategie per sviluppare le proprie filiere dell’idrogeno. I Memorandum of Understanding tra alcuni governi e le partnership di collaborazione tecnico-scientifica tra aziende energetiche e Ministeri incaricati evidenziano come la cooperazione pubblico-privata sia largamente abilitante per lo sviluppo della filiera internazionale sull’idrogeno.
Dal Marocco, nasce il primo cluster di idrogeno verde in Africa. Il Solar Energy and New Energies Research Institute (Iresen) si prepara a lanciare GreenH2. Ricerca applicata, innovazione e industria, la piattaforma punta a contribuire all'emergere di un ecosistema nazionale di idrogeno verde, ma anche a posizionare il Marocco come hub regionale per la produzione ed esportazione di idrogeno. I vari Ministeri coinvolti stanno al momento pianificando forme di rafforzamento tecnico e tecnologico per lo sfruttamento e la valorizzazione dell’idrogeno e derivati, promuovendo le risorse energetiche nazionali e creando un quadro normativo di riferimento.
In Australia e Giappone, è in partenza il progetto pilota da 390 milioni di dollari per la produzione di idrogeno dalla lignite, una qualità di carbone più economica. L’obiettivo è creare la prima filiera internazionale per la produzione e l’esportazione di idrogeno liquefatto. Oltre a carbone e GNL, l’Australia potrebbe rispondere agli obiettivi di neutralità climatica dando un’impronta più verde alla propria industria energetica. Nel progetto è interessato anche il Giappone, quinto maggiore consumatore di energia al mondo. Anch’esso allineato alle strategie net-zero per il 2050, sa bene che l’obiettivo è irraggiungibile puntando solo sulle rinnovabili: la strategia consiste nell’aumentare di dieci volte la propria domanda di idrogeno al 2050, arrivando a 20MLN di tonnellate. L’impianto pilota nel Victoria produrrà 70 chili di idrogeno al giorno, poi liquefatto per l’esportazione. Il primo carico, verso il Giappone, è stato posticipato alla seconda metà del 2021 a causa della pandemia di coronavirus, che ha rallentato le operazioni di controllo sulla nave cisterna che dovrà trasportarlo.
Firmato tra Germania e Arabia Saudita un memorandum d’intesa (MoU) per la cooperazione nel campo della produzione, lavorazione, utilizzo, trasporto e commercializzazione congiunta di idrogeno pulito. Lo scopo è attuare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, soprattutto per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di gas serra. Il governo tedesco ha dichiarato che avrebbe contribuito all’impianto di elettrolisi dell’idrogeno pianificato dalla Thyssenkrupp, che fa parte del progetto Helios di carburanti verdi da 5 miliardi di dollari nella regione di Neom in Arabia Saudita. Resta inteso che l’unità Thyssenkrupp, Uhde Chlorine Engineers (TKUCE), parte della divisione tecnologica dell’azienda, fornirà un impianto di elettrolisi da 20 MW al progetto Neom per produrre idrogeno da energia solare ed eolica. Neom sta esaminando tutte le opzioni per l’export, inclusa la conversione dell’idrogeno in ammoniaca per il trasporto via nave, la spedizione come idrogeno liquefatto o presumibilmente, un gigantesco gasdotto che porterà idrogeno verde a Europa.
Leggi anche ENEA PUNTA SULL'IDROGENO E SU UNA "HYDROGEN VALLEY" ITALIANA
Fonti:
Autore: Wec Italia