“Grazie ai finanziamenti del PNRR ogni Regione italiana vedrà nascere una Hydrogen Valleys dove verrà utilizzato idrogeno verde rinnovabile nella mobilità e nell’industria pesante, i due grandi settori da decarbonizzare”. Cristina Maggi, direttrice di H2IT – Associazione Italiana Idrogeno, vede il 2023 come un anno di svolta per il settore, con l’avvio di un processo virtuoso che continuerà nel 2024: “il 2023 è l’anno dell’approvazione delle proposte di progetti, il 2024 sarà l’anno dell’avvio della costruzione”.
In questa intervista rilasciata a BolognaFiere Water&Energy, Cristina Maggi illustra i più importanti provvedimenti UE che impatteranno sul settore nei prossimi anni e che dovranno essere recepiti dall’Italia, sottolineando che “il panorama normativo però è ancora in divenire”. Fa poi il punto sullo stato dell’arte e sugli obiettivi delle stazioni di rifornimento a idrogeno, evidenziando che l’Italia “non ha ancora un'adeguata infrastruttura”.
Proprio per far conoscere i progetti sull’idrogeno delle aziende italiane, BFWE e H2IT hanno organizzato una Collettiva alla fiera internazionale Hannover Messe 2023, che si sta svolgendo proprio in questi giorni (17-21 aprile).
H2IT ha inoltre siglato un accordo biennale con BFWE per lo sviluppo della manifestazione HESE, – Hydrogen Energy Summit&Expo, che si svolgerà a Bologna dal 11 al 13 ottobre 2023 nell’ambito di tutte le manifestazioni su acqua ed energia organizzate da BFWE.
- L’idrogeno è fondamentale per decarbonizzazione l'industria pesante e dei trasporti. A che punto è l’innovazione tecnologica? A che punto siamo con la realizzazione dei progetti in Italia?
Il 2023 è stato un anno di svolta per le progettualità nel settore dell’idrogeno. Sono infatti partiti tutti i bandi del PNRR per attuare i protocolli di intesa sull’Hydrogen Valleys, ossia siti di produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse.
Quindi c’è una fortissima accelerazione grazie alla disponibilità di questi nuovi finanziamenti stanziati dal Governo (500 milioni di euro) e ogni Regione italiana vedrà un sito dove si produrrà idrogeno rinnovabile per la mobilità e l’industria pesante, i due grandi settori da decarbonizzare. Il che vuol dire che ogni Regione sperimenterà l’idrogeno.
Ad esempio, in Emilia Romagna, è stato già predisposto un primo finanziamento, a fondo perduto, di 19,5 milioni di euro, con appunto le risorse del PNRR. In particolare si tratta di progetto congiunto Hera e Snam per la realizzazione di un polo collocato nel Comune di Modena che ogni anno produrrà fino a 400 tonnellate di idrogeno a partire da acqua ed energia rinnovabile. Una parte dell’idrogeno prodotto potrà rifornire le aziende del trasporto pubblico locale e una parte potrà essere destinata al comparto industriale locale.
Quindi il 2023 è l’anno delle proposte progettuali, il 2024 sarà l’anno dell’avvio della costruzione di questi progetti. L’obiettivo finale è valorizzare l’idrogeno come sostituto dei combustibili fossili sia nel settore industriale nei processi ad alta temperatura sia nel settore dei trasporti sviluppando una rete di distribuzione a idrogeno soprattutto nel trasporto pesante, che si connetta a tutti i corridoi strategici a livello europeo.
- A che punto siamo sulle stazioni di servizio a idrogeno in Italia?
In Italia siamo molto indietro su questo fronte e non abbiamo ancora un'adeguata infrastruttura a idrogeno. Ad oggi abbiamo una stazione a Bolzano - realizzata da Autostrada del Brennero e gestito dall’Istituto per Innovazioni Tecnologiche (IIT) - ed una a Venezia Mestre di ENI. A parte queste due, le altre sono state approvate dal PNRR ma sono in via di autorizzazione e costruzione. Questa è la situazione attuale, dovuta anche a un panorama normativo ancora in divenire. L’UE sta infatti emanando alcune direttive sull’energia e sull’idrogeno che andranno recepite a livello nazionale.
- Quali sono le più importanti policy europee che impatteranno sul settore nei prossimi anni e che dovranno essere recepite dall’Italia?
La Commissione europea ha pubblicato gli atti delegati alla RED2 che definiscono come produrre idrogeno rinnovabile. Sono atti molto importanti perché stabiliscono come connettere gli impianti rinnovabili agli elettrolizzatori.
Poi c’è la RED3, ossia l’evoluzione della RED2, che propone dei target più ambizioni sulle energie rinnovabile e pure sull’idrogeno. In particolare, nei trasporti la RED3 prevede che il 5,5% della domanda dovrà essere soddisfatta attraverso l’utilizzo combinato di biofuel e di renewable fuels on non-biological origin (RFNBO - ossia utilizzando energia elettrica generata da fonte rinnovabile), che sono in gran parte derivati dall’idrogeno. La penetrazione di RFNBO dovrà raggiungere una soglia minima vincolante dell’1%, che è un buon target.
Per quel che riguarda l’industria invece al 2030 il 42% dell’idrogeno consumato dal settore dovrà derivare da combustibili RFNBO, per arrivare al 60% entro il 2035. Si tratta anche questo di un obiettivo molto buono per la sostituzione di idrogeno grigio con idrogeno verde.
E poi c’è il Gas Package che sostanzialmente prevede una serie di riforme sulla gestione e la regolamentazione del mercato e delle reti ad idrogeno, così come avviene già per il gas. In sostanza l’obiettivo è creare un quadro normativo per infrastrutture e mercati dedicati all'idrogeno pianificando una rete integrata.
Infine, c’è il nuovo regolamento europeo AFIR che pone dei vincoli sul numero di stazione di rifornimento a livello UE, che gli Stati membri devono rispettare. Quindi almeno una stazione di rifornimento ogni 200 km e almeno una vicina a ogni nodo urbano. Quindi in sostanza in Italia non basteranno le 36 stazioni di rifornimento finanziate dal PNRR ma ne serviranno altre: 49 nei nodi urbani e altre 21 lungo la rete TEN-T, per un totale di 70 ossia quasi il doppio.
- Quali argomenti sono prioritari da trattare in questo periodo e quindi saranno anche oggetto di approfondimento dei convegni di HESE 2023?
Sicuramente approfondiremo tutta questa parte normativa europea, soffermandoci sul recepimento a livello nazionale e su come impatta sullo sviluppo del settore. Approfondiremmo quindi tutte le policy europee e la parte dei finanziamenti sia a livello italiano sia a livello europeo. Approfondiremo il discorso dello sviluppo delle progettualità nei territori, mettendo al centro non solo le aziende ma anche i centri di ricerca e gli entri preposti alle autorizzazioni e alla semplificazione burocratica.
È importante dare visibilità sia alle iniziative partite e i progetti già finanziati, dove all’interno ci sono grandi champions italiani che fanno da apripista, ma anche a quelle che al momento sono delle idee innovative ma che potranno essere sviluppate in futuro.
A cura di Elena Veronelli