“L’idrogeno è inserito ancora parzialmente nei piani di sviluppo energetico nazionali. Inoltre c’è un quadro frammentario dal punto di vista legislativo. Non esiste un decreto capace di regolamentare in termini normativi l’intera filiera dell’idrogeno. Per questo auspichiamo, anche alla luce del Recovery Fund, che vengano messe in atto delle linee guida specifiche e un piano in grado di inglobare tutti i settori del comparto industriale”. Questa l’opinione di Cristina Maggi, Direttrice dell’Associazione Italiana Idrogeno e Celle a Combustibile (H2IT), intervistata dall’agenzia Dire.
IL RUOLO DI H2IT
L’associazione H2IT è un punto di riferimento per i centri di ricerca italiani e per le aziende che fanno parte della filiera dell’idrogeno. “A oggi- afferma Maggi- accogliamo 70 soci. Abbiamo l’obiettivo di trasmettere le istanze del comparto dell’idrogeno alle istituzioni e agli attori di riferimento. Svolgiamo, dunque, un’attività di tipo istituzionale, supportando il governo e gli enti normatori, facendo in modo che l’idrogeno acquisisca una posizione centrale nel dibattito dedicato allo sviluppo energetico del Paese. Realizziamo, inoltre, approfondimenti tecnici, coinvolgendo la filiera e i centri di ricerca attivi in questo settore. Non sottovalutiamo, infine, l’importanza del messaggio comunicativo. Non a caso l’associazione dedica molto spazio alle campagne di comunicazione mirate a far conoscere al cittadino le opportunità offerte da questa fonte di energia”.
“L’Italia- aggiunge Cristina Maggi, la Direttrice di H2IT- ha iniziato a vedere l’idrogeno come una opportunità strategica sia dal punto di vista ambientale che economico, a partire dal 2020, anno in cui è stata definita a livello europeo la ‘Strategia Idrogeno’. Questo provvedimento ha fatto sì che tutti i Paesi membri si adeguassero alla normativa, dotandosi di strategie idrogeno nazionali. Il nostro Paese, dunque, ha già pubblicato le linee guida per lo sfruttamento strategico dell’idrogeno, coinvolgendo gli stakeholder della filiera. Quello che ancora manca è un piano strategico ben definito e degli interventi normativi mirati che siano in grado di inglobare l’intero comparto aziendale”. L’idrogeno può avere diversi utilizzi in base ai singoli settori di riferimento e va trattato tenendo conto delle sue svariate sfaccettature.
“L’idrogeno- continua Maggi- può essere utilizzato in diversi settori e in base a questi devono essere adottate strategie differenti. La priorità è decarbonizzare l’idrogeno che attualmente viene usato a livello industriale. Occorre, dunque, sostituirlo con idrogeno prodotto da fonti di energia rinnovabili. Per quanto concerne il settore automobilistico, uno dei comparti in cui l’idrogeno sta iniziando a giocare un ruolo importante, attualmente mancano le infrastrutture. In Italia a oggi esiste soltanto una stazione di rifornimento a idrogeno a Bolzano. All’interno di questa stazione vengono forniti autobus a celle combustibili”.
L’idea, aggiunge Maggi, è quella di “spingere sulla mobilità a idrogeno, azzerando l’impatto inquinante dei combustibili, in quanto questa fonte di energia emette solamente acqua. In sostanza è necessario sviluppare le infrastrutture sulle rete principali che collegano l’Italia all’Europa e fornire nello stesso tempo veicoli dotati di celle a combustibile. L’idrogeno, inoltre, potrebbe anche essere impiegato nel trasporto pesante in quanto garantisce maggiore autonomia ai veicoli e, non da ultimo, questa fonte di energia potrebbe assumere un ruolo decisivo in ambito residenziale con la possibilità di immettere idrogeno nella rete gas, riducendo l’impatto ambientale derivante dagli impianti di riscaldamento delle case”.
“REGOLAMENTARE INTERA FILIERA IDROGENO”
“Come H2IT a febbraio siamo stati chiamati in causa per avanzare le nostre proposte in merito al Recovery Fund con audizioni che hanno visto il coinvolgimento di Alberto Dossi, presidente dell’associazione. Nel Recovery ci sono fondi dedicati alla filiera dell’idrogeno. A nostro avviso la priorità deve essere quella di rendere competitivo l’intero comparto aziendale a livello europeo, soprattutto dal punto di vista delle tecnologie da impiegare per la produzione dell’idrogeno, rendendo così l’Italia protagonista dello sviluppo economico del settore. Auspichiamo che ci siano al più presto delle linee guida e un ‘Piano Idrogeno’ chiaro con obiettivi definiti e con un quadro normativo regolatorio. Senza leggi specifiche sarà difficile sviluppare il vettore idrogeno. Le direttive europee devono essere recepite. Occorre continuare a supportare progetti per la crescita della filiera senza aspettare l’Europa“, conclude Maggi.
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Fonte: Agenzia Dire