Inizia a prendere forma la collaborazione tra Eni ed Enel in tema di idrogeno verde, annunciata dai due ‘big’ dell’industria energetica italiana a fine 2020 e finalizzata a sostituire l’idrogeno grigio attualmente utilizzato dal ‘cane a sei zampe’ in due dei suoi impianti di raffinazione con idrogeno green prodotto tramite elettrolisi.
Paola Brunetto, Head of Hydrogen Business Unit di Enel Green Power, e Andrea Pisano, Head of Energy Evolution Integrated Initiatives dell’Eni, hanno svelato alcuni dettagli inediti nel corso del webinar “Idrogeno: quali prospettive e ruolo nella transizione energetica?”, organizzato dalla Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Organizzazioni Internazionali a Parigi, in collaborazione con l’ENEA, e moderato da Paolo D’Ermo, Segretario Generale di WEC (World Energy Council) Italia.
“Il gruppo Enel, quando si parla di H2, punta decisamente e direttamente all’idrogeno verde prodotto con energia rinnovabile. Valutiamo progetti di questo tipo in tutti i Paese in cui siamo presenti come operatore di rinnovabili, ma quelli dove le cose sono in fase più avanzata sono Cile, USA, Spagna e ovviamente Italia” ha spiegato Brunetto. La manager di Enel Green Power a questo proposito ha quindi ricordato che il gruppo ha tre progetti in corso per la produzione di idrogeno green in altrettante raffinerie nazionali: “Uno riguarda l’impianto Saras di Sarroch (Sardegna), dove installeremo un elettrolizzatore che preleverà energia sia da fonti rinnovabili dedicate sia dalla rete”. Gli altri due riguardano invece i siti Eni di Taranto e Gela: “Nel primo caso – ha dettagliato Brunetto – l’elettrolizzatore verrà co-localizzato con un impianto di energia rinnovabile e l’idrogeno prodotto verrà poi trasportato alla raffineria. Considerando che il capex di un elettrolizzatore diventa sostenibile quando la macchina lavora per circa 3.500 ore all’anno, il polo fotovoltaico collegato dovrà avere una capacità di 3 volte superiore, poiché il solare in Italia produce in media per 1.300 ore all’anno”.
Anche raggiungendo questo tipo di rapporto dimensionale tra impianto fotovoltaico ed elettrolizzatore, però, “l’idrogeno verde resta decisamente più costoso di quello grigio al momento. Per questo, per superare la fase dei progetti pilota a consentire la nascita di un mercato vero e proprio, sarà fondamentale la definizione di un programma di incentivi pubblici”.
Per quanto riguarda invece lo stabilimento di Gela, una bio-raffineria dove Eni produce biocarburanti, è intervenuto Pisano spiegando che “al momento nell’impianto si produce idrogeno da steam reforming del metano. L’installazione di un elettrolizzatore, direttamente all’interno del sito (che sfrutterà quindi la rete per approvvigionarsi di energia rinnovabile), ci consentirà di valutare come possono interagire e integrarsi tra loro, per l’alimentazione del processo industriale, la produzione per natura intermittente di idrogeno verde tramite elettrolisi e quella continua di idrogeno (prima grigio, poi blu) da SRM”.
Eni, come noto, non guarda infatti al solo all’idrogeno green, ma anzi esplora tutte le possibili strade: “Siamo convinti non ci debba essere competizione tra i colori dell’idrogeno, ma complementarietà magari legata ad un diverso ‘phasing’ temporale. Motivo per cui lavoriamo con Enel all’idrogeno verde e portiamo avanti un progetto importante come quello di Ravenna CCS per la produzione di idrogeno blu e la cattura e lo stoccaggio della CO2”.
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Fonti: Hydronews