Con un enorme piano di investimenti e l'impegno per la rivoluzione verde, l'Europa è oggi in testa nella corsa all'idrogeno. Ad attestarlo è anche il report “Regional insights into low-carbon hydrogen scale up” del World Energy Council (WEC). Il documento, che fa parte dei World Energy Insights sviluppati in collaborazione con l'Electric Power Research Institute (EPRI) e PwC, si concentra sulle prospettive regionali per la filiera idrogeno offrendo una panoramica sulla crescita globale prevista per l’H2 a bassa emissione di carbonio nei prossimi anni.
Per rimanere in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi, l’Europa lavora ad una maggiore penetrazione dell'idrogeno a basse emissioni nel mix energetico e richiede un’accelerazione sulla realizzazione delle infrastrutture e dei progetti al fine di sbloccare il significativo potenziale di crescita del settore.
Guardando al 2035, 2040 o 2050, quando si prevede che saranno disponibili infrastrutture integrate, paesi europei ricchi di risorse rinnovabili, come Grecia, Islanda, Italia, Norvegia, Spagna e Turchia, potrebbero fornire idrogeno a basso costo per la regione Euro-Mediterranea.
HESE ha approfondito i tempi trattati dal Report con Paolo D’Ermo, Segretario Generale del WEC Italia
Che progetti si stanno sviluppando oggi in Europa?
Sulla scia dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza e delle Strategie idrogeno nazionali (2020-2021), l’Europa già ospita la maggior parte degli hub esistenti o pianificati per la produzione di idrogeno decarbonizzato. Solo nell’ultimo anno sono censiti come in fase di sviluppo più di 750 progetti. Gran parte delle iniziative è legata alla produzione di idrogeno e alla sua applicazione in industrie come quella chimica, siderurgica e dei trasporti, con molti progetti che contano di entrare in funzione entro il 2025.
Vista nel complesso, la filiera idrogeno europea si sta sviluppando partendo da tre ambiti specifici: 1) realizzazione di capacità di produzione a servizio dei settori hard-to-abate con la creazione di hub di produzione direttamente collegati alle utenze industriali finali 2) sviluppo di capacità di produzione con l’impiego di elettrolizzatori “off-site” nelle regioni con elevate produzioni di energie rinnovabili 3) sviluppo di infrastrutture di trasporto e interconnessione come nel caso della European Hydrogen Backbone che prevede la costruzione e il riutilizzo di 11.600 km di gasdotti nuovi ed esistenti entro il 2030 e 39.700 km entro il 2040. Nella fase attuale di progetti pilota, le soluzioni di produzione di idrogeno de-carbonizzato in prossimità della domanda (es. cluster industriali energivori) aiuta a limitare i costi di trasporto e stoccaggio, consentendo ai progetti di raggiungere prezzi più competitivi per le utenze finali. Al contrario, nel caso della produzione delocalizzata lì dove si presentano le maggiori potenzialità da rinnovabili bisogna prevedere lo sviluppo di infrastrutture di trasporto all’interno di un Paese, come nel caso degli elettrolizzatori sulla costa settentrionale della Germania che producono idrogeno che sarà utilizzato in altre zone altamente industrializzate. Sin da subito è comunque cruciale lavorare, in parallelo allo sviluppo della capacità di produzione, alle tecnologie, standard, regolamentazione e normative che consentano una diffusione adeguata delle infrastrutture di trasporto, processo che richiederà molti anni ed è funzionale all’import delle decine di milioni di tonnellate di idrogeno che si prevede importare in Europa nel lungo termine.
Quali previsioni per la domanda di idrogeno in Europa e per i costi di produzione?
L’idrogeno è parte del ventaglio di soluzioni di decarbonizzazione su cui l’Europa punta per la transizione ecologica di lungo termine. A livello internazionale, il commercio di idrogeno e dei suoi derivati è previsto aumentare notevolmente; solo in Europa si stima che per il 2050 la domanda sarà di 60 milioni di tonnellate, di cui circa la metà da importare, con in testa Germania e Italia. In merito ai costi di produzione in Europa e nel Mediterraneo, non si può dare una indicazione univoca. Anche lo studio del WEC, riporta fasce che possono variare da 2 USD/kg a 5 USD/kg a seconda della tecnologia e dell’ubicazione geografica (se si tratta di fonti rinnovabili). Prendendo il caso dell’Italia, i minori costi di produzione sono associati a impianti fotovoltaici di grandi dimensioni con associati elettrolizzatori, così come sono molto interessanti le prospettive per le produzioni che partono dalla valorizzazione energetica dei rifiuti. Tuttavia, bisogna spostare il focus dalla sola produzione e guardare al prezzo finale dell’idrogeno che includerà il trasporto (se necessario) e altre componenti. Se non si attiva un dialogo e un focus anche sulla domanda e sul prezzo che gli utenti finali con maggiori prospettive di utilizzo possono/potranno accettare di pagare si rischia di limitare l’efficacia dei progetti messi in campo.
Che ruolo ha la cooperazione internazionale nello sviluppo del settore?
Il monitoraggio fatto dallo studio WEC indica le aree con maggiori potenziali di export verso l’Europa: Nord Africa, Medio Oriente, Australia, Canada, Nord Europa e Russia. Ovviamente, l’aggressione militare della Russia all’Ucraina, sposta il focus delle partnership strategiche europee nell’area “Mediterraneo-allargato ai Paesi del Golfo” anche per lo sviluppo della filiera internazionale dell’idrogeno, come sta avvenendo per le forniture di idrocarburi. Peraltro, lo sviluppo di infrastrutture nuove per il gas naturale, in fase di valutazione nel Mediterraneo per sostituire le forniture Russe, può trovare ulteriore valore aggiunto nella prospettiva di un graduale utilizzo delle nuove interconnessioni anche per il trasporto di idrogeno.
Più in generale a livello globale, si stanno sviluppando partnership bilaterali sulla produzione o su filiere di produzione e import. La cooperazione internazionale dovrà focalizzarsi anche sui temi degli ostacoli regolatori e normativi, ovvero la costruzione di standard non solo tecnici ma anche regolatori e politiche di certificazione internazionale sull’impronta carbonica dell’idrogeno. Questi sono tutti temi cruciali se si vuole favorire lo sviluppo di filiere internazionali dell’idrogeno che possano dare qualche risultato oggettivo in termini di contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici nel medio-lungo termine.
È auspicabile quindi un’azione più coordinata a livello internazionale, bisogna passare da un panorama composto di accordi bilaterali a un maggiore coordinamento multilaterale che miri ad una strategia condivisa tra molti Stati.
WEC Italia è partner scientifico di HESE. Partecipa al più importante evento nazionale dedicato alla filiera dell’idrogeno. BolognaFiere, 12-14 ottobre 2022
Consulta il Report: “Regional insights into low-carbon hydrogen scale up”
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