Sì all'idrogeno verde, no all'idrogeno blu: è il verdetto pronunciato oggi dal ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, durante l'audizione in commissione Ambiente del Senato sull'attuazione del Piano di Ripresa. Il ministro ha infatti dichiarato che il l'idrogeno prodotto da fonti rinnovabili (verde) sarà l'unico ad essere incentivato, mentre l'idrogeno ottenuto dalla cattura e stoccaggio della CO2 (blu) è stato declassato a mero “greenwashing”. Nel corso dell'incontro, Patuanelli ha anche confermato la volontà di prorogare il Superbonus 110% (senza specificare una data) e di uscire dal carbone entro il 2025, sebbene non sia “pensabile che tutti gli impianti da chiudere siano riconvertiti a fonti rinnovabili perché è necessario garantire la stabilità del sistema elettrico”. Il ministro ha poi manifestato il suo interesse per l'eolico offshore, aprendo ad un confronto con tutte le forze parlamentari. Rispetto al decreto Fer 2 ha infine annunciato che “entro il mese di novembre uscirà dal Mise. È fermo – ha spiegato – perché la pandemia ha causato un rallentamento degli strumenti ordinari”.
È sul tema dell'idrogeno che tuttavia si è concentrata l'attenzione di Patuanelli, innescando un confronto con i senatori di maggioranza e opposizione. “Ritengo – ha chiarito – che nella transizione energetica il vettore sui cui investire sia quello dell'idrogeno perché potrà risolvere alcuni grandi problemi del passaggio verso l'elettrificazione dei sistemi produttivi, sia per quanto riguarda la produzione di energia e luce ma anche per quanto riguarda l'energia termica”. Per Patuanelli in particolare l' “elettrificazione forte” pone dei problemi di stoccaggio e accumulo, che potrebbero essere risolti grazie allo sviluppo dell'idrogeno. Lo schema disegnato dal ministro è stato quello di “implementare una catena produttiva italiana” degli elettrolizzatori e di sfruttare “il rapporto privilegiato che abbiamo con il paesi del nord Africa” per produrre energia da fonte rinnovabile. Per quanto riguarda il trasporto inoltre il ministro ha fatto riferimento alla rete di Snam, che “è la più importante sicuramente in Europa e una delle più capillari a livello globale. Aver dovuto investire in un'infrastruttura così capillare – ha proseguito – ci porta oggi ad essere in una situazione di vantaggio rispetto agli altri competitors europei. Ho già sentito qualche critica rispetto al fatto che Francia e Germania investono 9 miliardi sugli Ipcei legati all'idrogeno, mentre l'Italia investe solo 3 miliardi. È perché noi abbiamo già l'infrastruttura”. Per questo Patuanelli ha parlato dell'Italia come di un potenziale “hub energetico di tutta l'Eurasia”.
La proposta del ministro ha raccolto il parere favorevole di Andrea Ferrazzi (Pd) che ha manifestato il suo consenso ad approfondire il tema dell'idrogeno “perché dà la possibilità di stoccaggio e trasporto dell'energia”. Eugenio Comincini (Iv) inoltre ha posto l'accento sulla necessità di recuperare “il ritardo che l'Italia ha già accumulato rispetto ad altri paesi europei negli investimenti sull'idrogeno. È fondamentale – ha aggiunto – che si definisca una strategia con risorse certe”. Più critico è stato invece il commento di Paolo Arrigoni (Lega), secondo cui “la produzione di idrogeno verde nei prossimi anni è un po' un'utopia, perché bisogna realizzarlo con le fonti rinnovabili. Oggi – ha avvertito Arrigoni – siamo già in ritardo con le fonti rinnovabili per quanto riguarda la produzione di energia elettrica. Ritengo che vedremo dei campi sterminati di fotovoltaico in nord africa probabilmente tra qualche decennio perché lì il rischio commerciale è assolutamente alto”. Arrigoni ha quindi tirato in ballo la filiera dell'idrogeno blu “che, ad oggi, costa un terzo rispetto a quello verde ed è l'unico che potrebbe essere oggetto di una produzione di scala, attraverso i sistemi di cattura e stoccaggio della CO2. Dobbiamo capire – ha concluso – se il Governo vuole investire solo sull'idrogeno verde o anche sull'idrogeno blu”.
È arrivata subito la risposta negativa di Patuanelli: “non condivido il ragionamento sull'idrogeno blu che molto spesso assomiglia al “greenwashing. Non credo – ha specificato – che la captazione e lo stoccaggio siano le strade giuste da implementare. Per stimolare il mercato dell'idrogeno stiamo pensando di prevedere una piccola quota obbligatoria (dal 3 al 5%) di utilizzo dell'idrogeno nei combustibili impiegati in alcuni settori, come il trasporto navale. La strategia nazionale per l'idrogeno inoltre sarà presentata entro poco tempo. L'a.d. di Enel Starace – ha concluso Patuanelli – nel corso di una chiamata fatta ieri, ci ha confermato che nell'arco di 3-5 anni l'idrogeno verde avrà un valore assolutamente competitivo. Quindi sono convinto che sia da sostenere l'idrogeno verde e non altro. Chi ha bisogno di fare captazione nei sui processi già la fa e continuerà a farla. Io parlo di incentivazione non di divieto”.
Fonte: Staffetta Quotidiana